24 ottobre 2024
Diversità nell’attività di coordinamento
L’attività di coordinamento in ambito sanitario può essere svolta con variegate e molteplici modalità. Tanto da pensare che esistano i “coordinamenti”. Da qui il concetto di “diversità”. Questo perché la funzione può essere svolta:
– da figure professionali diverse
– con modalità, approcci e ritmi differenti
– in contesti aziendali e setting di cura diversi
– con l’influenza di diverse esperienze, motivazioni, attitudini, talenti e competenze.
Fra le ragioni della diversità, ne troviamo di storiche e culturali, essendo il coordinatore un middle manager, che è una evoluzione di operatori del “fare”, che si sono trasformati in operatori dell’organizzare e del gestire. La funzione si è quindi modificata nel tempo, sotto l’influenza di spinte dal basso, cioè cambiamenti dell’ambito operativo e dall’alto, cioè aspetti organizzativi ed economici delle direzioni aziendali.
Universalità nella funzione di coordinamento
Però esiste anche il concetto di universalità, che accomuna i coordinatori e fornisce una lettura delle similitudini che hanno fra loro questi professionisti.
7 sono gli elementi:
1. Lo stare in mezzo (middle manager)
2. Il possesso di competenze mixate (clinico-manageriali)
3. Le funzioni e il ruolo (cosa fa e qual è il suo scopo nell’organizzazione)
4. Il valore del lavoro svolto e gli aspetti etici (tensione verso outcome positivi delle cure e leadership di servizio)
5. La responsabilità e gli aspetti giuridici (attenzione ai deficit organizzativi)
6. I metodi e gli strumenti di lavoro (problem solving, decision making)
7. Le modalità di svolgimento delle attività (intangibilità, variabilità, a ritmo sostenuto)
1. Lo stare in mezzo (middle manager)
I coordinatori come posizione di middle management stanno in mezzo alle organizzazioni.
Stanno in mezzo in linea gerarchica, in quanto hanno come interfacce la direzione aziendale (in alto) e gli operatori in prima linea (in basso), oltre che la vicinanza con altre professioni e funzioni (di lato).
2. Il possesso di competenze mixate (clinico-manageriali)
Le competenze del coordinatore sono mixate, in quanto sono una miscela fra quelle cliniche e quelle manageriali. Possono quindi “leggere” contenuti professionali, grazie a quelle cliniche e, allo stesso tempo, gestire processi e risorse, grazie alle competenze organizzative.
3. Le funzioni e il ruolo (cosa fa e qual è il suo scopo nell’organizzazione)
La funzione risponde alla domanda: cosa fa il coordinatore? Mentre il ruolo a: qual è il suo scopo nell’organizzazione?
Fra le funzioni, sicuramente troviamo quelle del quadro classico del management: pianificazione, organizzazione, guida e valutazione.
Fra i ruoli, possiamo ricordare quelli descritti da Mintzberg: interpersonali, informativi, decisionali.
4. Il valore del lavoro svolto e gli aspetti etici (tensione verso outcome positivi delle cure e leadership di servizio)
Il coordinatore gestisce processi, situazioni, attività e risorse che hanno risvolti e impatto anche di tipo etico, che coinvolgono i collaboratori e gli assistiti. Il suo lavoro ha un valore che influisce sugli outcome di salute e sui risultati dell’unità organizzativa nel suo complesso. L’etica gestionale si esprime soprattutto attraverso una leadership di servizio.
5. La responsabilità e gli aspetti giuridici (attenzione ai deficit organizzativi)
La responsabilità del coordinatore nasce dal pianificare, coordinare e valutare il miglior utilizzo delle risorse all’unità organizzativa, con assunzione di responsabilità organizzativa e gestionale. Se non assunta in modo consapevole e attento, potrebbe portare a “deficit organizzativi”, con conseguenti danni.
6. I metodi e gli strumenti di lavoro (problem solving, decision making)
Fra i metodi e gli strumenti di lavoro possiamo ricordare il problem solving e il decision making.
Il primo per affrontare i problemi del quotidiano e il secondo per ogni situazione, progetto o processo che serva (anche) per risolvere problemi, ma anche per migliorare la qualità del servizio offerto.
7. Le modalità di svolgimento delle attività (intangibilità, variabilità, a ritmo sostenuto)
La natura intrinseca e ineliminabile del lavoro manageriale fa sì che il lavoro sia svolto (Mintzberg, 2010):
- a un ritmo sostenuto, a volte frenetico;
- con interruzioni, frammentazione e discontinuità;
- mescolando azioni importanti con altre più semplici senza ordine (apparentemente) riconoscibile;
- usando molta comunicazione orale o informale, in un flusso continuo di informazioni;
- (spesso) in solitudine;
- in modo intangibile;
- portandosi a casa alcuni problemi irrisolti.
Per approfondire:
Strumenti di management per i coordinatori delle professioni sanitarie